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Il ciclo della violenza. La teoria di Leonore Walker


La violenza domestica, per Leonore Walker, procede per fasi cicliche, in cui cresce il potere maschile, s'indebolisce la donna e aumentano i rischi di femminicidio
Il ciclo della violenza. La teoria di Leonore Walker

 

La violenza domestica

Gli ultimi casi di femminicidio hanno destato nell’opinione pubblica l’urgenza di porre al centro la sicurezza delle possibili vittime, come indicato dalla Convenzione d’Istanbul. Quest’obiettivo esige, innanzitutto, di conoscere e saper riconoscere i comportamenti e le situazioni a rischio.

Senza entrare nell’analisi dei fattori socio-culturali e psicologici, che possono essere all’origine delle  varie forme di violenza contro le donne, e degli strumenti e modalità per individuare tempestivamente i comportamenti a rischio, ci vogliamo soffermare, in questa sede, sulla teoria di Leonore Walker [1], sulla  “violenza domestica” o “Intimate violence partner che può essere perpetuata, come indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2017), con una varietà di possibili maltrattamenti, che minano la salute, creano danni vari, portano a invalidità, se non a morte” (Chiappi F. 2022).

 

La Teoria del Ciclo di violenza (cycle Theory of Violence)

Nelle varie versioni aggiornate del suo libro "The Battered Woman Syndrome", Leonore Walker ha descritto un costrutto teorico, seconco cui la violenza non è solo un insieme di aggressioni verbali e fisiche, ma anche un processo articolato, in cui l'abusante definisce e dà significato alle azioni e pensieri della partner, senza possibilità di contraddittorio, e la vittima costruisce una rappresentazione di sé come soggetto dipendente dall'aggressore. 

Questa spirale di violenza non sempre si manifesta esplicitamente sin da subito, ma presenta un’escalation di gravità che si evolve, articolandosi in più fasi che seguono delle leggi basilari: 

  • funziona a spirale, cioè si attiva, si sviluppa, si spegne, per poi riprendere a ripetere la sequenza delle sue fasi, in un crescendo d’intensità;
  • l’abusante usa tecniche di potere-controllo e manipolazione sulla vittima; con il ripetersi delle fasi della violenza, la vittima acquisisce passività e si abbandona al ciclo.

 

Le Fasi del ciclo di violenza

1° “Fase di accumulo tensione”

In questo primo step del ciclo, la violenza, in genere, non si manifesta in modo fisico ma piuttosto sotto forma di violenza psicologica, e in quanto tale meno riconoscibile (anche nella nostra società) come maltrattamento. L’uomo, in molti casi, giustifica il suo comportamento ostile con lo stress accumulato in altri ambiti di vita: lavoro, problemi economici, ma comincia anche ad accusare la donna di essere, in qualche modo, responsabile del suo malessere. La “vittima”, quando cade nella spirale della violenza, pensa di poter controllare la situazione, assumendo un atteggiamento accondiscendente, cercando di calmare l’altro con la gentilezza, ma anche stando attenta a cosa dire e a come dirlo.  

2° “Fase dell’esplosione della violenza”

L’uomo passa all’attacco esplicito e, attraverso la violenza fisica e spesso sessuale, impone il suo potere fisico sulla donna.  La vittima, impaurita dalle reazioni del partner, non si contrappone, anzi, per evitare un aumento della violenza, assume un atteggiamento di sottomissione.

La 3° “Fase del pentimento”

L’uomo, se da un lato chiede scusa, minimizza il suo comportamento e promette di cambiare, di non ripetere più quelle violenze, dall’altro cerca di discolparsi, sostenendo che è stata la partner  a provocarlo, oppure che ha perso il controllo per lo stress lavorativo o per l’alcool.  La donna, spaventata, stressata, cade nella trappola di credere che sia lei a dover cambiare, cercando di prevenire lo scoppio della violenza. “ Devo stare più attenta!” è una delle frasi che può ripetersi. 

La 4° “Fase della luna di miele”

L’aggressore si pone in modo dolce e affettuoso. Spesso fa regali, invita a cena fuori, inducendo nella donna l’illusione che quelle azioni violente siano finite e che tutto possa tornare a com’era all’inizio del loro rapporto. È sempre l’uomo che decide l’inizio e la fine di questa fase.

Il ciclo della violenza, quando si ripete, aumenta d’intensità, indebolendo sempre  più la “vittima”, che precipita in uno stato di profonda confusione e insicurezza. In questo crescendo, la donna, se non si sottrae o è sottratta a questa spirale di violenza, può finire anche con l’essere uccisa dal partner. 

 

La “Sindrome della donna maltrattata”

Secondo Leonore Walker, quando una donna subisce almeno due cicli di violenza, è soggetta alla “Sindrome della donna maltrattata” che la trattiene nella relazione perversa. Il primo freno a lasciare il partner scatta nel momento in cui, sentendosi paralizzata dal trauma, si percepisce totalmente impotente. Dopo aver sperimentato che gli abusi non sono prevedibili e controllabili, si rende conto che nessun suo comportamento potrà placare la furia dell’altro. Rimane solo la speranza che lui possa cambiare. “Se è cambiato per un po’ prima, forse cambierà per sempre, dopo!” E’ una delle sue possibili frasi.  

Altre cause che trattengono la donna nella relazione

Sempre secondo la Walker, ci sono altre cause, che rendono la dona tollerante nei confronti della situazione, fra cui le seguenti:

  • la dipendenza economica
  • la paura di rimanere sola
  • il temere che le siano portati via i figli
  • la perdita di autostima e la depressione
  • il cadere facilmente nei sensi di colpa, quasi nel credere di meritarsi tutto
  • la subordinazione femminile
  • lo svilimento psicologico che non le consente di vedere vie di fuga.

Riflessioni Conclusive

Per ogni operatore e operatrice che s’impatta con situazioni di violenza è importante conoscere lo schema che caratterizza il ciclo di violenza e non cadere nella stessa illusione che prova la vittima: credere che l’uomo cambi. Il cambiamento è possibile solo se l’uomo, attraverso un suo percorso, come quelli nei gruppi psico educativi con i maltrattanti, riconosce i suoi comportamenti violenti, non li giustifica e impara a rapportarsi, senza essere agito dalla sua pulsione violenta (Fondazione OPT, 2019).

È prioritario, dunque mettere le vittime in sicurezza. Il tutto con tempestività, perché con l’andare del tempo e l’intensificarsi del ripetersi delle varie fasi, il rischio cresce. Questa esigenza di “velocità” d’intervento rimanda, pertanto, a progetti Inter-Istituzionali e all’utilizzo di strumenti specifici per la rilevazione del rischio, come indica anche il Report del GREVIO del 2020.

Altro aspetto da non sottovalutare è l’insorgenza del disturbo da stress post traumatico che subiscono le donne vittime e che esige da parte di chi li prende a carico la capacità di comprendere il loro stato d’animo e soprattutto di non colpevolizzare in alcun modo. “Ma perché non l’ha lasciato prima!” “Poteva chieder aiuto!” sono alcune delle frasi che non andrebbero mai dette, perché vanno a ferire chi lo è già, diventando forme di “vittimizzazione secondaria”.

Bibliografia

Chiappi F. (21/10/2022). Abusi della violenza domestica. Pronto Professionista.https://www.prontoprofessionista.it/articoli/abusi-della-violenza-domestica.html.

GREVIO. (2020). Rapporto di Valutazione di Base Italia. https://www.informareunh.it/wp-content/uploads/GREVIO-RapportoValutazioneItalia2020-ITA.pdf.

Fondazione OPT. La Valutazione del rischio;  Il lavoro con gli autori di maltrattamento. Criteri e modalità d’intervento. In Il Contrasto e la Prevenzione alla violenza di Genere. Firenze: Fondazione Ordine Psicologi della Toscana.

Walker E. (2016). The Battered Woman Syndrome 4th Edition.  Springer Publishing Company.

 


[1] Leonore Walker,  docente presso il Dipartimento di Psicologia Clinica a NSU (Nova Southeastern University) in Florida, è conosciuta a livello internazionale soprattutto con Il suo famoso libro “The Battered Women Syndrome”, con cui descrive la sua teoria del ciclo della violenza, le risposte traumatiche, la psicoterapia sul trauma, le informazioni sui bambini esposti alla violenza, ecc. 

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