La gratitudine paga? Riflessioni psicologiche su invidia e gratitudine
Il 21 settembre è la giornata mondiale della gratitudine, una festività istituita nel 1965 alle Hawaii, con l’intento di portare l’attenzione sulla riconoscenza verso le persone, la natura, e quanto altro ci aiuta a vivere bene. Un’occasione per riflettere sugli aspetti positivi della nostra vita e su come stimolare, in noi e negli altri, la capacità di essere riconoscenti.
Alcuni riferimenti psicologici sulla gratitudine
Come ha ben spiegato Melanie Klein nel suo famoso testo “Invidia e Gratitudine”, se viene meno la possibilità di far crescere in noi la capacità di vivere il sentimento di gratitudine, la psiche è dominata dall’invidia e dal suo potere distruttivo.
Se l’invidia, la competizione, la pretesa, la diffidenza nei confronti delle diversità ci limitano dentro lo spazio di un arido egocentrismo e dei rischi che reca con sé, la gratitudine ci permette di avere nuove opportunità di relazioni costruttive, di ampliare le nostre risorse, di arricchirci internamente.
L’invidia e la mancanza di un atteggiamento di gratitudine possono affondare in radici diverse: l’assenza di relazioni parentali soddisfacenti, processi educativi in cui sono deboli l’esempio e l’educazione all’attenzione altrui e modelli culturali in cui gli aspetti relazionali dell’apprezzamento reciproco non sono valori di riferimento.
Molti studi, peraltro, attestano la profonda esigenza umana di carezze, intese anche come riconoscimenti e riconoscenza. A tale proposito lo psicologo Eric Berne afferma: “Se una persona non è accarezzata da qualche suo simile, la sua mente si corrompe e la sua umanità s’inaridisce.”
Imparare ad apprezzare e riconoscere le positività altrui è un elemento fondante per il proprio e altrui benessere psico-fisico. Molte ricerche ci dicono, infatti, che riuscire a essere grati migliora la qualità della vita. Fra i tanti ricercatori c’è Robert A. Emmons dell’University of California che ha mostrato le evidenze su come la gratitudine abbassi del 23% il livello del colesterolo, l’ormone dello stress, e quindi i rischi di disturbi psichici e fisici, rafforzi il sistema immunitario, potenzi l’autostima e consolidi i rapporti.
Esempi letterari di generosità
La letteratura e l’arte ci raccontano, con prospettive diverse, la malvagità, l’indifferenza, ma anche attimi di celeste generosità. Molti di questi racconti sono una risorsa per chi fa un lavoro psicologico o educativo, consentendoci di portare l’attenzione su alcuni aspetti ed esiti della generosità e stimolare quell’atteggiamento di apprezzamento altrui, di riconoscenza, con cui si costruisce buona parte del senso della relazione con gli altri, il mondo, la natura che ci circonda.
Esopo, ad esempio, in “Androcles e il leone”, pone come aspetto centrale quello dell’influenza positiva che possono avere i gesti generosi. Nella favola, Androcles, un uomo sfuggito alla schiavitù, incontrato nella foresta un leone che sta soffrendo molto per una grossa spina sprofondata nella sua zampa, si prodiga per togliergliela. In seguito entrambi sono catturati e Androcles condannato a essere sbranato dal leone che, invece, gli lecca la mano in segno di gratitudine. L'Imperatore, toccato da tutto ciò, libera l’uomo e l’animale. Una favola, questa, che racconto spesso a chi è molto diffidente e non crede che si possa cambiare anche in meglio.
Un altro esempio è la favola Zen della fragola, in cui viene espresso il profondo valore di riuscire a cogliere gli aspetti belli della vita, anche quando viviamo momenti particolarmente difficili. In questo racconto un uomo, rincorso da due tigri, riesce ad arrampicarsi sulle liane di un dirupo ma, alzando gli occhi al cielo, si accorge che due topolini stanno per reciderle. Lui si volta da un lato, vede una bella fragola, la coglie, la mangia e si dice “Come è buona!”.
Questa era la favola che raccontavo, anni fa, ai volontari AVO, quando, durante la formazione, mi chiedevano cosa fare, soprattutto con i malati più gravi che incontravano nelle corsie dell’ospedale. Con questo racconto mi diventava più facile dire come aiutare i malati a cogliere nelle loro giornate delle “fragole”: un bel ricordo, un’opera artistica che li ha attratti, un articolo interessante di un giornale.
Stimolare la riconoscenza
Nel lavoro educativo sull’affettività con gli adolescenti, così come in alcune attività formative rivolte al benessere organizzativo o nel supporto psicologico a chi ha difficoltà affettive e relazionali, diviene utile portare l’attenzione su alcuni aspetti della propria esperienza e consentire una progressiva consapevolezza di quanto è stato vissuto come un dono.
Alcuni esempi possono essere:
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riconoscere gli aspetti altrui che ci danno benessere o che ci hanno in qualche modo aiutati;
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riconoscere i propri aspetti e comportamenti verso cui siamo riconoscenti;
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ricordare periodicamente le persone che sono state per noi “porte aperte sulla vita”, che cioè ci hanno offerto delle opportunità;
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portare l’attenzione nel nostro presente su quanto abbiamo e abbiamo ricevuto e interrompere, se c’è, la tendenza a pensare a quanto non abbiamo o vorremmo avere;
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ricordare tutto ciò che, grazie a noi e agli altri, siamo riusciti a costruire nella nostra vita;
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analizzare un problema, prendendo in esame le positività e non solo le negatività;
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esprimere riconoscenza verso gli altri e se stessi con parole e azioni concrete.
Rituali di gratitudine
I valori in ogni famiglia, comunità, organizzazione, società, si trasmettono in vari modi. Fra questi ci sono i rituali. Anche la gratitudine può diventare un obiettivo perseguibile, quando si costruiscono delle festività, degli eventi che permettono di valorizzare quanto viene compiuto da alcune persone a vantaggio di altri.
Alcuni esempi, da estendere come buone pratiche, sono:
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in famiglia, la lettera che in alcune festività - Natale, compleanni, ecc - viene scritta ai familiari per ringraziarli di quanto compiuto;
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nelle varie organizzazioni, il giorno nell’anno dedicato all’apprezzamento di particolari progetti e azioni compiute;
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nelle città, i premi promossi per valorizzare, riconoscere e apprezzare la generosità altrui;
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la scrittura di libri o la realizzazione di film che raccontano la vita e le azioni di persone che hanno agito a vantaggio dell’umanità.
Bibliografia
Bern E. (1917) Fare l’amore. Milano: Bompiani
Emmons A. R. ( 2002) Words Of Gratitude Mind Body & Soul. Templeton Foundation Pr.
Klein M. (1998).Invidia e Gratitudine. Firenze: Psyco G. Martinelli & C.
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