“Ho bisogno di voi!”, l'urlo inascoltato di un figlio di genitori separati

“Cari mamma e papà, penso di avere un problema e credo che il mio problema sia il vostro rapporto. Che la vostra relazione sia stata terribile non ci sono dubbi, litigavate quasi tutti i giorni, non vi sopportavate.
Ero molto piccolo e la sera dalla mia cameretta sentivo i vostri insulti, le vostre urla, lo sbattere delle porte. Dormivate in letti separati e non vi vedevo mai darvi una carezza, un bacio, nessuna dolcezza.
Tu mamma eri sempre nervosa con papà e con me perché mi rispondevi in malo modo; mi dicevi che se non mi fossi preparato in fretta mi avresti portato a scuola così, mi afferravi, mi infilavi in macchina e prima di lasciarmi né un sorriso o un abbraccio.
Poi vi siete separati, qualcosa è cambiato non solo per voi ma anche per me. A volte sto con te mamma e a volte sto con te papà. Se prima litigavate tanto ora non vi parlate più.
Sul cellulare di mamma sopra al numero di papà non c’è il suo nome, ma solo un asterisco. Avrei voluto essere felice, dopo tutto ero solo un bambino, mi piaceva correre, giocare e scherzare con i miei amici e non avrei voluto fare il vostro “messaggero”.
A scuola avevo delle difficoltà scolastiche, i miei compagni a volte non li sopportavo, pertanto me la prendevo con loro perché mi facevano proprio arrabbiare!
Tuttora mi sento triste, alle volte in colpa e inadeguato, vorrei parlarvi per spiegarvi come mi sento, ma non trovo il coraggio. Siete tanto distratti, confusi, sempre in guerra, e io ho bisogno di voi. Non vi accorgete di quanto io stia male e quanto soffro. Continuate a vivere la vostra vita come se tutto fosse normale!”
Se ci mettessimo nei panni di un bambino che vive o che ha vissuto la conflittualità dei propri genitori, questi potrebbero essere i suoi pensieri e le sue emozioni.
Le discussioni accese che avvengono all’interno di una coppia danneggiano i figli, generando dunque una sofferenza morale e psichica non solo in chi le subisce come vittima, ma anche in chi le vive da spettatore.
E’ un fatto piuttosto noto ai professionisti del settore. Forse un po’ meno alla generalità delle persone.
La conflittualità, specie se protratta nel tempo, fa vivere in uno stato d’allerta e di paura potendo originare forme di depressione. Ad essere compromessa sarebbe, inoltre, la relazione genitore-figlio. La c.d. “capacità relazionale”, che nel rapporto madre-figlio comincia a formarsi già nel grembo materno. Quel rapporto empatico che si costruisce tra un genitore e il figlio, già da quand’è molto piccolo, considerato indispensabile al fine di permettere, al genitore di poter cogliere in maniera accurata i bisogni del proprio bambino e al bambino di autoregolarsi emotivamente, ma anche a saper stare in relazione con gli altri.
Secondo gli ultimi studi scientifici la conflittualità potrebbe avere delle ripercussioni anche a livello biologico, così come riportato in uno studio pubblicato sulla rivista “Psychological Science”, che attiene allo sviluppo del cervello dei bambini.
Nella conflittualità si sente spesso dire che si vuole fare il bene del proprio figlio e non ci si rende conto che non si fa altro che soddisfare un proprio bisogno.
Nella conflittualità si fa fatica a riconoscere onestamente la propria situazione familiare.
Nella conflittualità si cercano vie di fuga, piuttosto che assumersi la propria responsabilità per andare incontro al migliore interesse del proprio figlio.
Nella conflittualità si perde di vista un bambino che ha bisogno di essere amato, curato, educato e guidato da entrambi i genitori.
Diventa allora fondamentare ricorrere nelle situazioni di crisi ad un valido aiuto, quale quello della Mediazione Familiare.
La Mediazione Familiare rappresenta, infatti, un intervento professionale che consente di affrontare e gestire in maniera costruttiva il conflitto e di recuperare quell’alleanza genitoriale che a seguito della crisi è venuta meno. Se pertanto nella conflittualità si sbaglia, perché si incappa in certi automatismi, nulla esclude che con gli stimoli giusti ci si possa rimettere in carreggiata e si possa dare il meglio di sé.
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