Senior cohousing: cos'è e cosa prevede?

Il fenomeno spontaneo delle forme di unione e di coabitazione non basate su un legame sentimentale e sessuale, ma fondate sul mutuo aiuto per fronteggiare le avversità della vita, è in forte espansione e vede tali "comunità di elezione" costantemente presenti accanto alle altre formazioni sociali riconosciute dal legislatore.
L'aggregazione avviene in prevalenza tra gruppi di persone gravate da bisogni abitativi tradizionali ed emergenti, come quella che si fonda sulla coabitazione solidale tra anziani (senior cohousing) esaminata nel presente lavoro, oppure quella tra anziani e giovani (cohousing intergenerazionale), figure queste ultime che hanno avuto una prima embrionale disciplina nella Legge delega 23 marzo 2023 n. 33 e nella disciplina attuativa di cui al D.lgs. 15 marzo 2024 n. 2, nel quadro di una serie di altre misure finalizzate a delineare lo "statuto normativo" delle persone anziane (nelle definizioni contenute nel D.lgs. n. 29/2024 attuativo della L. n. 33/2023, la "persona anziana" è la persona che ha compiuto 65 anni di età). In altri Paesi il fenomeno è stato disciplinato già da molti anni, come avvenuto in Spagna, in cui il Parlamento della Catalogna ha emanato una specifica legge fin dal 1998.
A base della convivenza solidale del senior cohousing vi è una volontà reciproca di scegliere, in piena libertà, una o più persone determinate con le quali condividere l'abitazione e una parte di vita per un tempo indeterminato.
Ciò lo distingue sia dalla mera coabitazione (o co-residenza) in cui la scelta attiene al solo elemento necessario a soddisfare il bisogno di abitativo (es. tra studenti o lavoratori), sia dal servizio prestato all'interno delle strutture socio assistenziali (RSA), nelle quali la residenza delle persone anziane è finalizzata in tutto o in parte a consentire l'erogazione di prestazioni di assistenza e sostegno (rientranti nei servizi alla persona e come tali soggette ai requisiti specificatamente previsti dalla legge a tutela degli utenti).
Il senior cohousing è nato sulla base di ragioni demografiche ed economiche.
Secondo l'ISTAT nel periodo 2045-2050, la popolazione ultrasessantacinquenne in Italia si attesterà su una quota pari a circa il 34% della popolazione, e quindi nei prossimi trent'anni la popolazione anziana aumenterà da un quinto ad un terzo del totale. Su dati sostanzialmente coincidenti è previsto che si attesterà anche la popolazione anziana in Europa
Sul piano economico, inoltre, è sempre più frequente che persone anziane vivano in case di proprietà spesso molto grandi per le loro esigenze, svuotatesi nel corso degli anni, non più rispondenti alla funzione di casa per il nucleo familiare originario. Tali abitazioni necessitano inoltre di frequenti interventi manutentivi, trattandosi il più delle volte di costruzioni risalenti
.Qualunque sia la genesi dell'iniziativa dell'abitare condiviso tra anziani, è all'autonomia privata che dovrà ricorrersi allorché ci si trovi a disciplinare questo schema negoziale, atipico e certamente meritevole di tutela ai sensi dell'art. 1322 c.c., come lo stesso legislatore sembra oggi avere riconosciuto con la L. n. 33/2023.
Le ragioni, le esigenze e i modelli organizzativi a base delle situazioni da cui può scaturire un'esperienza di senior cohousing possono essere tendenzialmente illimitati, sicché in assenza un modello negoziale codificato, appare vano il tentativo di prospettare uno scenario di rigidi schemi contrattuali regolatori di ogni singola fattispecie che potrebbe presentarsi in concreto
.Il contratto di convivenza solidale è per sua natura caratterizzato dalla spiccata variabilità di interessi, diversi da quello della coabitazione (che pure attraverso quest'ultima vengono soddisfatti), sicché l'organizzazione e la gestione del ménage quotidiano tra i co-houser viene ad avere lo stesso peso dell'instaurazione e della regolamentazione della mera coabitazione.
Dell'accordo di convivenza colorato dalla solidarietà vengono, quindi, individuati gli elementi identificativi costituiti dal progetto di residenzialità in comune, dalla reciprocità delle relazioni tra i partecipanti, dalla spontaneità.
Il patto dovrà poi disciplinare il rapporto di godimento che i coabitanti hanno con il bene destinato al progetto di co-residenzialità, all'interno dello stesso patto o con contratto separato, collegato funzionalmente al primo, prestando particolare attenzione sia all'eventualità che durante il cohousing muoia il convivente proprietario dell'immobile (regolamentando l'opponibilità agli eredi del contratto in essere da parte dei conviventi superstiti) sia all'ipotesi che si interrompa la convivenza.
Potrebbe atteggiarsi come contratto bi o plurilaterale a struttura aperta, sia in entrata che in uscita.
In quest'ultimo caso il progetto di convivenza solidale viene impostato fin dall'origine come schema aperto, destinato a raccogliere (fino ad un numero massimo) le adesioni di più soggetti che il progetto stesso individua come titolari di una "situazione qualificata" (età, stato di salute, disponibilità ad aderire al progetto di co-residenzialità, al mutuo aiuto, alla condivisione degli spazi, ecc.), secondo il procedimento formativo previsto dall'art.1332 c.c.
La convivenza solidale tra anziani potrebbe anche derivare da un'iniziativa promossa da un terzo proprietario dell'immobile (o che ne abbia la disponibilità) estraneo ai conviventi, aprendo allo scenario che il senior cohousing sia promosso da un ente senza scopo di lucro operante sul territorio, che abbia già realizzato il progetto di co-residenzialità e che lo abbia proposto alle persone che si trovino nella condizione per aderirvi. In questo caso i coabitanti verrebbero affiancati da un soggetto (non coabitante) incaricato dall'ente (amministratore, gestore o guardiano) di monitorare lo stato di attuazione del progetto.
In tale ipotesi tutti i rapporti verrebbero comunque riferiti all'ente
Il senior cohousing potrà avvenire mediante l'intervento di soggetti pubblici come ad esempio gli enti pubblici territoriali che abbiano avviato progetti di co-residenzialità, utilizzando strumenti volti a contrastare i fenomeni di vulnerabilità abitativa e di rigenerazione urbana.
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