Conosci il tasso di rivalutazione annuale della tua pensione?


Nel mondo esistono cose e avvenimenti difficilmente immaginabili che appaiono dal nulla, esserne consapevoli aiuta a reagire coerenti, conosci il "Rinoceronte grigio"?
Conosci il tasso di rivalutazione annuale della tua pensione?

Conosci il tasso di rivalutazione annuale della tua pensione?

Ha un tasso lento, dici?

E dici bene ma ti dirò di più e cioè che “Lento e veloce” sono complementari. Aiutata anche dalla più o meno nota rappresentazione di come funziona la nostra mente elaborata dallo psicologo e premio Nobel Daniel Kanheman:

Secondo Daniel, il “Sistema 1”, quello veloce, ci aiuta a prendere decisioni automatiche, inconsce e spesso emotive, senza dovere raccogliere grandi informazioni; il “Sistema 2”, invece, è quello lento o diversamente razionale adatto all’organizzazione del domani. Infatti, questo secondo sistema è quello che ci aiuta a prendere decisioni di natura più strategica, dopo aver avuto un congruo tempo per raccogliere i dati, per pensare, riflettere, ragionare sul da farsi adeguato, appropriato e coerente con le nostre esigenze nonché con i nostri obiettivi.

Ogni giorno operiamo delle scelte e i due sistemi interagiscono quotidianamente l’un con l’altro in totale complementarietà. Si potrebbe quasi dire che la nostra sopravvivenza non dipende soltanto dalle scelte che facciamo, bensì ne è la diretta risultanza: nessuno dei due sistemi deve sovrastare l’altro, entrambi devono lavorare al meglio ed in perfetta armonia, come le note musicali che scaturiscono dai tasti bianchi e neri del pianoforte come già Paul McCartney e Stevie Wonder cantarono.

Quanto scrivo, deriva dalla constatazione che tutti noi attingiamo alle informazioni dal mondo intero e se non lo ammettiamo è soltanto perché siamo un po’ vittime dell’Illusione della conoscenza. Stato di essere ben descritto da S. Solomon e P. Fernbach. Ritornando ai due sistemi della nostra mente, è come se guardassimo al mondo con un duplice punto di vista, quello dell’oggi per reagire velocemente alle vicissitudini ed emergenze quotidiane e quello che dell’apparente lontano futuro che raccoglie le informazioni più rilevanti che consentono ad un attento lettore e studioso, l’interpretazione degli scenari futuri. Ed è evidente che entrambi i punti di vista sono importanti: non potremmo lavorare bene con un occhio bendato. Dunque, abbiamo bisogno di entrambi per riuscire ad evitare pericolosi e inaspettati incidenti.

A tal proposito, navigando nel web ho scoperto una storia vera successa in Sudafrica nel 2016 di due fotografi nel Parco Nazionale Kruger, Nord-Est del Sudafrica, alla ricerca di esemplari da immortalare. Ad un certo punto, in lontananza vedono qualcosa enorme in movimento che si avvicina alzando un polverone quasi come una montagna che sta arrivando addosso: un rinoceronte ha deciso di caricare la loro auto a tutta velocità! I due intrepidi fotografi continuano a scattare foto nonostante che una tonnellata e mezza di rinoceronte stia per caricare la loro auto a 50 km/hr salvo ad un certo punto uno dei due afferra impaurito l’amico; per fortuna, alla fine, il rinoceronte decide di risparmiarli, fermandosi e deviando poi il suo percorso. Tale fatto, è spiegato da Michele Wucker nel suo libro “The Gray Rhino”, la metafora del “Rinoceronte Grigio”, ossia una minaccia altamente probabile e di forte impatto, un qualcosa di cui dovremmo renderci conto e reagire. In casi come questo, le guide dei parchi insegnano a non rimanere impalati. Eppure, spesso la nostra reazione come quella dei due fotografi, risulta quella di restare immobili, terrorizzati dalla paura dell’essere al culmine della vita. A differenza dei “Cigni Neri” di Nassim N. Taleb, eventi più subdoli perché rivelano la loro rischiosità solo al momento della deflagrazione, i “Rinoceronti Grigi” evidenziano fin da subito la situazione permettendo il tempo per riparare:

Ahimé, l’esperienza ci rende noto che proprio l’ovvietà del potenziale pericolo rende l’azione di riparazione debole e inefficace. Questo perché mantenere alta l’attenzione sui potenziali rischi costa molta fatica, richiedendo elevato impegno ed energia.

Ecco, dunque, che arriviamo al tema dell’articolo, la pensione.

Siamo ormai a 30 anni e più dall’anniversario della legge che ha fissato le regole per la costituzione dei Fondi Pensione Complementari (Legge n. 124 del 21/04/2023) eppure ancora troppo pochi ne parlano e soprattutto troppo pochi i risparmiatori che ne comprendono il rischio e pericolo di restare senza sufficienti risorse dopo l’attività lavorativa: diversi mai hanno sottoscritto un Fondo di previdenza complementare, alcuni l’hanno iniziato ma pochi l’hanno mantenuto attivo e molti coloro che per motivazioni riconosciute dalla legge hanno dovuto riscattare senza poi provvedere a ricostituirne uno nuovo non appena le condizioni lavorative sono ritornate attive.

Analizzando il pilastro previdenziale pubblico le cose stanno andando sempre peggio:

La spesa per le pensioni è in costante crescita rispetto al PIL. Se poi si considera l’età di invecchiamento crescente della popolazione le cose proprio rosee non sono. Guardando alla rivalutazione dei contributi previdenziali versati all’INPS i cui accantonamenti sono per legge rivalutati ad un tasso pari alla crescita media quinquennale del PIL si nota che questi crescono poco e sono stati, nel periodo considerato (1964-2023), poco generosi (fonte dei dati “Elaborazione Corte dei conti su dati INPS”).

Dai dati della Corte dei conti su dati INPS si può, dunque, affermare che sarebbe pura utopia pensare che l’ammontare della pensione pubblica rispetto all’ultimo stipendio percepito non si contrarrà ulteriormente nei prossimi anni. Ne deriva che la previdenza complementare è sempre più una priorità man mano che trascorre il tempo. L’ammontare dei contributi accumulati (o montante contributivo) dai lavoratori viene rivalutato annualmente grazie al valore che nel sistema contributivo è il “coefficiente di capitalizzazione”. Ai contributi che lavoratori e datori di lavoro versano ai vari istituti previdenziali viene riconosciuto la rivalutazione quinquennale delle variazioni del PIL di cui si è detto. Questo tipo di rivalutazione incide soprattutto sui giovani e su tutti coloro che si sono affacciati al mondo del lavoro dopo il 1995: tutti coloro che appartengono a questo gruppo sono obbligati per legge al calcolo contributivo della loro pensione. Considerando l’ultimo dato disponibile, applicato dal 1/1/2024 ai contributi versati al 31/12/2022 pari al 2,3% i dati degli ultimi anni risultano alquanto allarmanti:

Negli ultimi 20 anni il tasso medio è stato pari al 1.80% rispetto al 8.56% dell’intero periodo, mentre negli ultimi 10 anni i nostri contributi pensionistici si sono rivalutati ad un tasso medio annuo dello 0.96% perché la crescita del PIL è crollata e così la sua media.

Concludendo, desidero intanto sottolineare che la tua pensione è strettamente legata a tre fondamentali aspetti del tuo quotidiano:

  1. Carriera lavorativa;
  2. Età di pensionamento;
  3. Coefficiente di capitalizzazione.

Ed, infine, desidero chiederti se hai mai fatto l’accesso a MyINPS per avere maggiori informazioni sul tuo stato previdenziale. Se si bene, se non ancora non sei solo molti, anzi, la maggioranza di coloro a cui chiedo non sa neppure come fare.

Rimango disponibile per darti un aiuto a come fare e, soprattutto, a capire quale sia il tuo status che appare dalla tua situazione previdenziale allo scopo di valutare le appropriate e adeguate soluzioni da prendere per iniziare fin d’ora a costruire la tua autonomia finanziaria all’epoca successiva all’attività lavorativa.

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di Claudia Angera

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