La professione del consulente finanziario III
Grazie alla Professione di Consulente Finanziario che svolgo con passione, nonostante innumerevoli ostacoli da superare, posso dire che Costanza, Preparazione e Studio aiutano parecchio non solo a superare le difficoltà, aiutano altresì la Formazione; tre elementi che ho appositamente indicato come fossero tre nomi propri di persona perché senza di essi nessuno - in nessun campo - sarebbe capace di fare alcunché.
Dunque, grazie anche ad essi sono in grado di offrire:
A) un interessante tasso di interesse aggiornato/riconfermato ogni 3 mesi a seconda delle condizioni di mercato che periodicamente cambiano. Aggiornamento o conferma dovuto fondamentalmente al fine:
• di preservare le necessarie condizioni di concorrenzialità sul mercato,
• di mantenere sempre le dovute e necessarie garanzie di solidità patrimoniale,
• e osservare/assicurare la necessaria sicurezza che i miei clienti cercano.
B) c/c grazie ai quali si possono costruire dei “contenitori/soluzioni” utili a entrare gradualmente e consapevolmente sul mercato secondo gli obiettivi e esigenze dei Clienti, le loro caratteristiche di investitore (equilibrato/conservatore-dinamico-aggressivo) e sempre con occhio attento al controllo del rischio e all'efficienza fiscale.
C) un servizio di Consulenza Evoluta per la quale sono eliminati i conflitti di interesse che possono presentarsi, invece, attraverso la Consulenza generica, quella sul prodotto in senso stretto, per intenderci: quella pubblicizzata attraverso i vari media e non rivolta alle esigenze del cliente bensì rivolta essenzialmente alle commissioni... Ricordate che ascoltare i media tutti i giorni e lasciarsi influenzare da questi per come investire è da sempre un'ottima occasione per non investire mai o investire male!
O, secondo la finanza comportamentale, equivale a confermare la Recency Bias, ovvero quel pregiudizio per cui la maggioranza delle persone tende a dare troppa importanza al passato recente e soprattutto a proiettarlo nel futuro, quasi cancellando tutto il resto. Questa tendenza ci spinge a dimenticare completamente il concetto stesso di rischio se le cose vanno bene per alcuni anni. Come, ad esempio, è successo nel periodo 2003-2006, quando il mercato cresceva e basta, sembrava normale guadagnare il 12% annuo, in pratica non c’era volatilità. A quel punto, il rischio è quasi diventato un concetto arbitrario. Ce ne eravamo completamente dimenticati a causa degli alti rendimenti degli ultimi anni. Attualmente, questo effetto sembra essere addirittura aumentato. Prima, quando si parlava di passato recente, ci si riferiva agli ultimi tre anni, oggi coincide con gli ultimi tre giorni. Un altro esempio, pensando alla crisi del 2008-2009, quando un po’ ovunque si sentivano clienti dire che non avrebbero mai più investito in azioni dopo la crisi. Eppure, in un recente sondaggio americano fatto tra 14.800 investitori, l’80% di essi ha dichiarato che oggi è il momento giusto per tornare ad investire nell’azionario (equity). Quindi, a conferma del recenti bias, la gente si è già dimenticata della crisi e delle perdite, è bastato qualche mese di mercato rialzista.
Spiace vedere buttati soldi guadagnati col proprio sano e corretto lavoro in commissioni alle quali non corrispondono le prestazioni presentate in sottoscrizione. Commissioni che potrebbero, invece, essere facilmente eliminabili.
Tanti i miglioramenti che non si conoscono, ma che si possono conoscere con un semplice contatto per fissarci un incontro reale e non virtuale in agenzia per approfondire i servizi di cui ho parlato.
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