Pianificazione finanziaria familiare, un metodo valido oggi e domani

Leggendo qua e là per informarsi, per conoscere ma anche per aggiornarsi o anche solo per rinfrescare nozioni che si pensano ormai note e ben radicate nelle nostre menti, nascono spunti di riflessioni per articoli che dovrebbero suscitare interesse collettivo per la loro importanza nel quotidiano di ognuno di noi.
Il condizionale è d’obbligo: perché quanti leggono? Quanti si impegnano veramente a comprendere ciò che leggono, a fare domande ove o non è chiaro od ove desiderano precisazioni per trovare soluzione a determinate loro posizioni non brillanti o non più allettanti come preventivate?
Ecco allora un argomento che desidero ora riesumare da un mio vecchio articolo dell’ormai lontano 12 Dicembre 2009, apparso sul Sole-24 Ore nella rubrica “Mal di budget”.
Che cos’è un budget?
Domanda banale? Beh, lo spero ma non ne sarei poi così tanto sicura.
In termini elementari, un budget altro non è che uno strumento della contabilità dove l’operazione matematica ivi presente è un’operazione di base dell’aritmetica: addizione oppure sottrazione. Insomma, un prospetto contabile ove da un lato ci sono le entrate (salario o stipendio, vincite al lotto per chi ama il rischio di giocare per… perdere la giocata, incasso di cedole e/o dividendi, rendite...) e dall’altro lato le uscite (spese quotidiane, alimentari, abbigliamento, divertimenti, affitto, pagamento utenze, imposte e tasse, vacanze, viaggi, abbonamenti vari, accantonamenti per...).
Complicato? Non ci credo.
Quindi, tornando “a cos’è il budget”, si può dire che il budget è uno strumento semplice e utile che non dovrebbe essere utilizzato soltanto dalle società o dalle aziende, piccole o grandi che siano, da studi professionali oppure dalle banche, ma dovrebbe essere masticato come il pane quotidiano anche e soprattutto dalla più importante società presente in tutti i paesi del mondo.
Una multinazionale penserete? Si, anche, forse, considerando gli spostamenti che ha compiuto e può compiere in termini di flussi migratori e viceversa. È quella società mediamente formata – almeno fino a circa un ventennio fa – da 1 a 4-5/6 persone, quella società chiamata Famiglia, avete presente?
Già sentita nominare? In sostanza, la si può definire, la prima società dell’economia: siamo in economia familiare.
Dunque, budget è la base di qualsiasi programmazione finanziaria per tenere una efficace registrazione delle entrate e delle uscite e, soprattutto, tenendo sempre un occhio attento a quelli che sono i propri progetti, i propri desideri e le proprie esigenze. E, dalla propria programmazione finanziaria fatta bene in costanza degli obiettivi nasce la Pianificazione Finanziaria Patrimoniale.
Però, il tema della Pianificazione Finanziaria Patrimoniale concerne non solo una mera contabilità delle entrate e delle uscite, ma una maggiore conoscenza e anche un’interrelazione tra vari aspetti (giuridici, legali, fiscali...) relativamente ai beni costituenti il patrimonio. Necessita, pertanto, l’aiuto di consulenti professionisti, capaci, seri, etici e competenti che non fanno di tutta l’erba un fascio, ma che insieme al cliente ragionano e riflettono razionalmente per arrivare alla decisione migliore – alla scelta migliore – considerando la situazione presente (di breve periodo) e futura (di lungo periodo).
Consulenti professionisti che spesso collaborano insieme. Non consulenti che, come spesso si legge, approfittano dell’ignoranza finanziaria, e non solo, ancor oggi nel XXI secolo perdurante nel mercato dei risparmiatori o piccoli investitori per propinare (termine orrendo, ma esplicativo) ai risparmiatori stessi cosa serve a realizzare i loro desideri e/o gli obiettivi ma che, invece, fanno anzitutto incassare fior di commissioni.
Affinché la Consulenza sia professionale e non una mera vendita, non deve e non può mancare l’ascolto reciproco e soprattutto, affinché la comunicazione abbia un senso concreto, non bastano fiumi di parole di quanto fatto, di cosa ha, di perché ha così fatto, ecc... Il cliente deve mostrare a tavolino dati ufficiali e completi di tutto ciò di cui preferirebbe solo parlare – verba volant, scripta manent.
Facile restare solo su un piano colloquiale per cercare di raccogliere informazioni a lui (cliente) utili per poi forse applicarle dove già si trova! Peccato non funziona così.
Certo sembra più facile restare dove già si trova il referente di turno. Si sa che i referenti bancari sono sottoposti a un elevato turnover pertanto non è quasi mai vero che in banca si è seguiti sempre e solo da chi ti conosce da anni. Il referente di turno farà buon uso di quelle informazioni più o meno bene riportate dal cliente “datato”, ma soprattutto coglie l’occasione per smuovergli il portafoglio, fare ulteriori commissioni a spese del cliente “furbetto” (neanche poi tanto furbo) e, visto che il cliente va in giro, provvedere allora a far in modo che vada pure in giro a cogliere informazioni presso la concorrenza, ma non possa “uscire” facilmente per andare a stabilirsi dove sarebbe più adeguato, consono, vantaggioso e coerente con le sue caratteristiche. Caso visto operare troppo spesso, ma non si può per privacy e non solo, comunicare altro.
L’inerzia al non cambiare porta peggioramenti anziché miglioramenti.
Se da un punto di vista teorico, da manuale finanziario, può e potrebbe anche essere corretto il concetto di mantenere le proprie posizioni per un tempo abbastanza lungo presso dove si sta operando da tempo per vedere i risultati dell’investimento, dal lato pratico occorre, però, fare attenzione non soltanto ai risultati perché non è raro il caso del senno di poi “se avessi rottamato prima e portato fuori dall’altra parte avrei ottenuto risultati migliori e perso nulla...”.
Pensateci.
“Il comò delle esigenze, degli obiettivi, dei progetti
Pianificazione Finanziaria Patrimoniale per progetti”
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