Sfatiamo l'errato mito del rischio degli investimenti
I luoghi comuni, la maggior parte delle volte sono da sfatare.
E oggi ce ne sono due di luoghi comuni da sfatare, due collegati:
- non investire equivale a non rischiare?
- Le istituzioni finanziarie sono tutte inaffidabili, meglio tenere i soldi sotto il materasso?
Lavorando si produce un reddito: cosa faccio?
- Spendo subito tutto? Ma se succede qualcosa che richiede elevati pagamenti come risolvo?
- Risparmio .. come?
Metto tutto sotto il materasso? Così rischio che se li mangia l’inflazione ..
Dunque, ricerco rendimento e diversifico ..
- Investo?
Dove? In un fondo ..
- Azionario?
- Obbligazionario?
- Bilanciato?
- Flessibile?
- In ETF?
- Obiettivo mantenimento del potere di acquisto di quel risparmio in titoli singoli: 2, 3, 4, 5 titoli? In tal caso, corro il rischio di un'elevata concentrazione...
La verità sta nella domanda: perché risparmiare e investire?
Ragioniamo insieme:
Consumare tutto il reddito, equivale a correre il rischio di non essere in grado di affrontare eventuali difficoltà e imprevisti futuri (ecco perché fin da tempi remoti si risparmia, ovvero come si suol dire si mette il fieno in cascina, per i tempi duri).
Risparmiare ma non investire correttamente, equivale a correre il rischio di vanificare lo sforzo di quanto si è investito a causa dell’erosione del potere d’acquisto (inflazione).
È confermato, purtroppo, che troppi risparmiatori non investono per diffidenza e paura del rischio degli investimenti.
In verità, il rischio degli investimenti è un rischio mal compreso perché non è più pericoloso dell’attraversamento con il semaforo rosso di strade ad alta intensità di traffico solo perché confidenti nelle nostre capacità, per fare un esempio che dimostri che siamo tutti esposti ogni giorno a rischi.
Il rischio degli investimenti, invece, è dovuto alla carenza di confidenza negli stessi. Dunque, è certo che non investire non equivale a non correre rischi. Chi pensa il contrario probabilmente sta scordando un importante particolare di cui chi è vissuto negli anni settanta conosce: l’inflazione.
Certo, oggi l’inflazione è su livelli bassi (settembre 2019, in Italia, è stata al +0,2%), però, questa situazione non continuerà più, ed è auspicabile, per molto. Si tenga presente che, l’aumento dei prezzi ha un potere erosivo incredibile proprio su quei risparmi che troppi ritengono di mettere al sicuro sotto il materasso.
Il seguente grafico con i dati sull’inflazione media dei principali Paesi dal 1900 al 2018: descrive la perdita di potere d’acquisto annua registratasi. Quindi, detto diversamente, un investimento nel fondo “sotto il materasso” in Italia dal 1900 al 2018 ha in media reso in termini reali il -8,1% ogni anno, cioè anno dopo anno risulta:
Un’altro mito da sfatare è quello che descrive gli italiani “un popolo di risparmiatori”. Tuttavia, per diversi motivi – tra cui la diffidenza verso le banche e la finanza, la pigrizia e le scarse competenze finanziarie – una rilevante fetta dei loro risparmi viene lasciata a deteriorarsi, in pratica, in conti correnti non fruttiferi. Oppure viene parcheggiata in prodotti di risparmio dai benefici parecchio dubbi, infatti, secondo un’indagine CONSOB sui risparmi delle famiglie italiane, oltre la metà del denaro investito dagli italiani si trova in conti deposito bancari e conti di risparmio postali e, secondo le stime di Banca d’Italia, il 30% circa dei risparmi non viene investito affatto o concentra troppo o tutto con conseguenze catastrofiche:
Quindi, come detto, l’inflazione, ha fatto sentire la sua presenza deteriorando una rilevante fetta del potere d’acquisto dei risparmi degli italiani in un modo quasi subdolo, oserei dire: in 118 anni l’impoverimento è tale per cui, fatto 100 un capitale a inizio 1900, lo stesso capitale è stato eroso dall’inflazione fino a valere meno di 1 centesimo. Se invece quel medesimo capitale di 100 fosse stato in un portafoglio bilanciato internazionale, a fine 2018 avrebbe raccolto (in termini reali) un valore pari a 5.400: il potere d’acquisto è cresciuto di circa 54 volte. Una bella differenza. Il motivo? In termini reali (cioè depurando il capitale dell’effetto erosivo dell’inflazione), dal 1900 a oggi le azioni mondiali hanno mediamente reso il 5% all’anno, un paniere di obbligazioni mondiali l’1,9% all’anno; quindi un bilanciato 50-50 ha reso il 3,45% annuo reale. La legge di capitalizzazione composta poi ha fatto il resto.
Dunque, investire a medio/lungo termine è stato storicamente redditizio: i rischi impliciti nell’investimento sono stati ripagati. Ed è probabile che tale ragionamento continui ad essere valido sempre e nonstante gli alti e bassi dei mercati finanziari.
Esistono investimenti per tutte le tasche, piccole e grandi. Si può investire un po’ alla volta. Esistono strumenti trasparenti e poco costosi.
Si può fare tutto online anche con la guida di un Consulente Finanziario il quale vi costa meno del cosiddetto "metodo fai-da-te", questo è sicuro.
Allora, come si suol dire la palla è in mano vostra dipende da voi costruire il vostro futuro e quello di chi vi sta a cuore.
Quindi, un ultimo consiglio: agite subito, prendete un appuntamento, vi costa meno di un caffè o di una bibita. Forza non sprecate quella palla, fate canestro ..
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