2018: banche centrali e politiche monetarie
A detta di tutti Draghi riservera' gli annunci importanti relativi alla politica dei tassi nella riunione del marzo 2019, e non prima.
Le manovre qua ancora in essere rappresentano un flusso di acquisti dimezzato rispetto all'anno scorso ma pur sempre di 30 miliardi al mese: Draghi non lo reputa ancora un tapering ma piuttosto una riduzione delle misure di stimolo.
La BCE quindi continua la sua politica monetaria accomodante sia sul fronte governativo sia sul fronte corporate avendo ancora in carico circa 130 miliardi di emissioni.
L'obiettivo inflazione rimane quel 2% che sembra essere il target ottimale di tutte le banche centrali del mondo: quindi per quel che riguarda la zona euro c'e' ancora tempo prima di intraprendere un percorso su tassi e valute ed acquisti diverso.
La FED invece e' gia' partita, ha gia' iniziato un percorso diverso, dovendo far fronte ad una rinascita dell'inflazione ed a un ciclo economico espansivo ad oggi ancora sostenuto, e che potrebbe rinforzarsi grazie agli stimoli fiscali dell'amministrazione Trump: sono previsti dai tre ai quattro rialzi sui tassi americani.
La BOE nell'ultima riunione si e' dimostrata piu' aggressiva delle previsioni e sicura del fatto che i rialzi dei tassi britannici saranno piu' rapidi gia' partendo dal prossimo mese di maggio.
La BOJ rimane l'unica ad attuare ancora una politica monetaria in aiuto dell'economia, economia giapponese in ripresa con solide basi e con un'inflazione contenuta ma che e' riuscita a liberarsi da decenni di scenari deflattivi.
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