L'investitore "medio" italiano...

A fronte di masse gestite in Italia che vanno oltre i duemila miliardi di euro, una somma superiore al trilione di euro risulta ancora impegnata in conti correnti e titoli di stato, e questo non risulta proprio il massimo dell’efficacia ed efficienza se protratto nel tempo...perdita di occasioni propizie ed erosione del potere di acquisto, altro che sicurezza...si, sicurezza di perdere nel medio lungo periodo!
In Italia la sicurezza è comunque e sempre più il principale obiettivo degli investitori. I mercati hanno incontrato nel corso degli ultimi anni una lunga serie di eventi di crisi e di volatilita’, ma cosi’ e’ e sempre sara’, anche se questi anni hanno cambiato radicalmente il modo dei risparmiatori di approcciarsi all’investimento, grazie anche alla mancanza di consulenza professionale, con l’effetto finale di concedere fiducia con fatica e poi liquidare le posizioni al presentarsi delle prime difficoltà.
Non è quindi anomalo che un risparmiatore italiano su tre indichi la comprensione del rischio come la maggiore delle complessità nella scelta di una soluzione di impiego del capitale, finendo per privilegiare soluzioni più tradizionali, (ma non esenti anche loro da rischi), ma in moltissimi casi e’ una pecca del suo interlocutore finanziario, non del risparmiatore.
Pecca dovuta ad una mancanza di cultura finanziaria, professionalita’ ed impegno che quindi, giocoforza, non viene trasmessa infine nemmeno al cliente che ha paura perche’ in realta’ non conosce i meccanismi della pianificazione finanziaria e non riesce a gestire le fisiologiche criticita’ che i mercati ciclicamente ripropongono.
Sebbene l’inflazione resti contenuta, vi sono alcuni importanti segnali di risalita (a cominciare dal prezzo del greggio) che fanno temere un aumento del livello dei prezzi nei mesi a venire, con le rispettive conseguenze del caso. A fronte di ciò, ribadisco, parcheggiare la liquidita’ per anni sul conto corrente si rivela un vero e proprio atto di distruzione di valore.
Riguardo invece i titoli governativi le innumerevoli fasi di tensione hanno messo in evidenza che questi non sono affatto immuni dalla volatilità ed anzi possono esporre gli investitori più difensivi a momenti di preoccupazione ed ansia,...pasto gratis per nessuno insomma.
L’obbligazionario avra' ancora un ruolo importante da giocare nei portafogli 2018, ci mancherebbe. Anche se l’outlook complessivo del settore obbligazionario non è dei più rosei, soprattutto per le politiche via via meno accomodanti delle banche centrali, ci sono ancora spazi per trovare le risposte attese dagli investitori italiani.
Rendimento (non certo stellare), ridotta volatilità e storica decorrelazione dall’azionario. La dispersione dei rendimenti tra le sotto-asset classes rimane però elevata e variabile, e questo suggerisce di non rinchiudersi nei titoli di stato italiani ma di adottare al contrario un approccio globale e flessibile, per cogliere le opportunità dove e quando si presentano, quindi meno fai da te e piu’ risparmio gestito.
Ciò sarà ancor più vero in una fase come quella attuale, dove il vizio di concentrarsi solo sulle obbligazioni casalinghe pensando che possano essere foriere di maggior sicurezza invece fa accusare al portafoglio in maniera significativa le tensioni che attualmente stanno interessando il debito governativo italiano e dei paesi cosiddetti periferici europei.
Le obbligazioni high yield sono tradizionalmente meno sensibili all'aumento dei tassi, però va tenuto conto che gli spreads sono vicini a minimi da record e questo suggerisce cautela sulla parte più rischiosa della gamma obbligazionaria, quindi uso di strumenti del risparmio gestito.
Se le condizioni economiche globali si deteriorassero e le inadempienze aumentassero, il rimbalzo dello spread potrebbe essere penalizzante. Questo sembra essere il momento per gli investitori di salire verso la parte a più alta qualità della gamma a maggior rating per difendere meglio il proprio portafoglio, lasciando ad un gestore attento e selettivo la scelta delle opportunità migliori che l’asset class high yield continuera’ molto probabilmente ad offrire.
Inoltre è suggeribile in questo contesto di mercato offrire soluzioni a duration corta (durata media finanziaria dei titoli sottostanti) agli investitori più prudenti e con una maggiore sensibilità ai rialzi dei tassi di interesse. Per chi vuole fare il primo passo verso il gestito uscendo dal conto corrente o dagli impieghi a breve termine, la duration corta può essere quindi preferibile, anche per ridurre i fattori di incertezza in portafoglio, e quindi la necessità di manutenzione.
Esistono ottimi comparti gestiti in quest’ottica, che possono addirittura andare in duration negativa per non subire passivamente proprio il rialzo dei tassi ed ottenere comunque rendimento.
Infine, magari per certi casi (piu’ per il controllo emotivo che altro), utilizzare prodotti obbligazionari a distribuzione dei proventi. Oltre ad essere uno stabilizzatore del ritorno totale di un investimento (come i dividendi per le azioni), la cedola periodica costituisce uno stabilizzatore psicologico che permette di sopportare meglio le oscillazioni dei mercati e di superare le fasi più critiche, mantenendo un focus sui benefici di lungo periodo degli investimenti. La cedola ha il vantaggio di offrire un beneficio immediato e tangibile, che si materializza sul conto corrente dimostrando che il capitale è effettivamente al lavoro e che la gestione del portafoglio sta dando i suoi frutti (ps...anche i prodotti ad accumulazione dei proventi lo fanno, sia chiaro, anzi, nel lungo termine prevalgono grazie anche al reinvestimento degli utili, ma tant’e’...).
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