Chiedere un mutuo
Intanto premetto che le cose sono cambiate rispetto ad alcuni anni fa, le norme sulla concessione dei crediti sono diventate più rigorose ed attente per poter meglio salvaguardare le solidità dei bilanci bancari.
Il primo dato che esamina una banca è la solvibilità cioè la capacità di pagare il debito nel lungo termine.
La regola è che si può sopportare una rata mensile che rappresenti al massimo un terzo del reddito netto e che comunque lasci un livello minimo di sussistenza pari a circa 1000-1200 euro mensili.
Il finanziamento del 100% dell’immobile è diventato ormai una chimera, di solito è raro oltre la soglia dell’80%, oggi come oggi.
Uno dei problemi che si potrebbero riscontrare è il valore derivante dalla perizia dell’immobile che arriva dopo la delibera del mutuo, ed in caso di valutazione inferiore a quanto preventivato si arriva a rischiare di vedersi addirittura negato il finanziamento.
Altro problema da non sottovalutare sono i tempi tecnici che arrivano fino a tre mesi per poter arrivare infine all’erogazione del mutuo.
Parliamo ora dei costi, del famoso Taeg.
Il tasso annuo effettivo globale (appunto Taeg ) è il costo del finanziamento espresso in percentuale, e viene chiamato anche indice sintetico di costo (ISC).
I costi che comprende sono:
il tasso di interesse, l’apertura del fascicolo, le spese per la perizia, le imposte, le commissioni di incasso delle rate, i bolli, il costo della assicurazione incendio e scoppio.
Io qui, da consulente finanziario, a chi se lo può permettere, e non è un dettaglio, suggerisco anche la stipula di una polizza che ripaghi il mutuo in caso di perdita del lavoro, soprattutto per le famiglie mono reddito.
Infine, il consiglio inerente il momento storico in cui viviamo: tasso fisso o tasso variabile?
Rendiamoci conto che oggi (4 ottobre 2018) l’euribor a tre mesi è ancora sotto lo zero (- 0,318) ed è previsto all’1% tra circa tre-quattro anni.
Quindi: per ragionare col tasso variabile bisogna guardare all’euribor, per il tasso fisso all’Irs (l’Irs a 20 anni e’ circa l’1,5 %).
In prospettiva i tassi saranno destinati a salire, ma la dinamica sarà piuttosto lenta.
Ad oggi la convenienza, anche per durate medio lunghe (mutuo fino a 15 anni), sembrerebbe ancora propendere per il tasso variabile…
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