“Market timing” or “buy and hold”?

Il buy and hold (letteralmente compra e tieni) è la strategia di investimento a medio lungo termine che per definizione implica una bassa rotazione degli assets in portafoglio. E’ la strategia totalmente contrapposta al day-trading che consiste invece nell’acquisto e vendita di un titolo una o più volte nell’arco addirittura della stessa giornata...fino ad arrivare allo scalping...il trading sui minuti...
Spesso i risparmiatori, in particolare quelli senza particolari competenze in ambito finanziario e privi dell’assistenza di un attento consulente, tendono a comperare sui massimi (spinti dall’euforia dei mercati) e a vendere sui minimi (travolti dalla turbolenze dei listini). Non a caso si raccomanda di adottare la vecchia ma difficilmente applicabile nella realta’ regola empirica "compra ai minimi e vendi ai massimi"...certo, peccato sia impresa improba e colma di insidie!
Ed aggiungo peccato sia troppo semplicistica, dal momento che solo a posteriori gli investitori possono sapere quando si è arrivati "ad un punto di minimo" o "di massimo". Ed anche vendere un fondo azionario considerato sopravvalutato, ma con un mercato che si muove ancora al rialzo, potrebbe causare mancati guadagni significativi...capisco consolidare le laute plusvalenze...ma l’intero capitale...e poi?...Quando rientriamo? O li teniamo sul conto corrente a vita poi?...Ma forse era meglio rimanere investiti...accidenti...
Quando gli investitori vendono le azioni a valutazioni elevate come quelle attuali, l’aspettativa di acquistare su valutazioni più basse di solito viene disattesa. Il risultato è una significativa sotto-performance rispetto a quella ottenibile con un approccio molto più semplice: rimanere semplicemente investiti!
Infatti, le valutazioni su livelli elevati possono persistere per periodi di tempo prolungati. Ad esempio, un investitore che avesse venduto azionario su valutazioni elevate (al novantesimo percentile) con l’intenzione di riacquistarle a prezzi "più convenienti" sarebbe dovuto uscire dal mercato nel marzo 1992 e nel febbraio 1998.
La strategia "vendi ai massimi, compra ai minimi" storicamente ha registrato performance inferiori rispetto a una strategia attendista, la strategia "buy and hold". Dal momento che le valutazioni possono mantenere valutazioni elevate, gli investitori rischiano di lasciarsi sfuggire dei potenziali rendimenti mentre aspettano che il mercato scenda.
Nel periodo che va dal gennaio 1954 al settembre 2017, una strategia che prevedesse la vendita delle azioni dell’indice azionario americano al novantesimo percentile delle valutazioni per poi rientrare quando le azioni scambiano nella metà inferiore delle valutazioni (cinquantesimo percentile) ha sotto-performato rispetto ad una strategia attendista (ovvero che rimane investita per lo stesso periodo di tempo senza soluzione di continuità nell’indice suddetto) di 100 punti base (-1,0%) in termini di rendimenti annualizzati: il sottorendimento si sarebbe attestato a 90 punti base (-0,9%) se il rientro fosse avvenuto al sessantesimo percentile e a 80 punti base (-0,8%) nel caso in cui il ritorno nell’indice fosse avvenuto al settantesimo percentile.
Consolidare periodicamente le extra (o meno) plusvalenze la ritengo invece cosa saggia e giusta (come saggio e giusto puo’ essere mediare il prezzo di carico comprando tranches nei momenti di mercati al ribasso), ma prendere intere parti del portafoglio, intere asset classes (esempio l’intero azionario del portafoglio) e muoverle tentando il colpaccio di centrare "il giusto tempo", il momento perfetto (market timing) di uscita totale e di entrata totale puo’ irrimediabilmente portarci ad aumentare le percentuali di maximum drawdowns e di underperformances delle componenti del nostro portafoglio rispetto ai mercati di riferimento, come abbiamo visto nell’esempio di cui sopra.
Una corretta pianificazione c’entra ben poco con quest’ultimo (all’apparenza scaltro) modo di operare, credetemi...
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