La volatilità

Un’elevata volatilità implica potenziali opportunita’, ma segnala anche che l’investitore si espone ad un rischio nel breve periodo piu’ elevato rispetto a strumenti con volatilita’ inferiori.
Esistono sostanzialmente due tipi di volatilità:
la volatilità storica, che consiste nella stima della variabilita’ di un certo strumento finanziario, attraverso l’esame storico delle variazioni fatte registrare dai prezzi. La sua ipotesi di fondo e’ che il futuro comportamento della volatilita’ dipendera’ dal suo andamento passato, il che puo’ essere una stima abbastanza attendibile se lavoriamo nel campo della pianificazione finanziaria di medio lungo termine;
la volatilità implicita, che rappresenta invece l’aspettativa circa i futuri movimenti dei prezzi in base ai prezzi che si formano sul mercato delle opzioni: e’ la volatilita’ che gli operatori professionali si attendono in fututo su un determinato mercato. Piu’ gli operatori si aspettano variabilita’ nei prezzi piu’ l’acquirente di opzioni dovra’ pagare per poter vendere/comprare il sottostante.
Per quanto invece riguarda le sue caratteristiche, la volatilità puo’ essere:
- Ciclica
A periodi di bassa volatilità (Goldilocks Economy appena trascorsa, per intenderci...) ne seguono altri con volatilità piu’ pronunciate. In virtu’ della sua ciclicita’ la volatilità e’ ritenuta piu’ prevedibile rispetto ai prezzi;
- Persistente
Cioe’ ha la capacita’ di persistere di giorno in giorno sui suoi valori;
- Ritracciante verso la sua media
dopo aver raggiunto picchi estremi, positivi e/o negativi che siano, ha storicamente la tendenza a tornare nel medio lungo periodo sui suoi valori medi (la cosiddetta "mean reversion", e questo vale per tutte le asset classes,...): questo aiuta a controllare e gestire l’emotivita’ ma anche l’avidita’ nel breve termine, soprattutto dove serve, soprattutto sulle attivita’ piu’ volatili...come l’azionario.
Determinando il valore medio storico della volatilità saremo in grado di confrontarlo con quello di breve termine e stabilire/capire se quest’ultimo e’ piu’ basso o piu’ alto rispetto al valore storico di medio termine e prendere quindi le giuste misure e pesi di portafoglio(eventuale sovrappeso/sottopeso di un’attivita’, in primis lavoro precipuo dell’asset manager che gestisce in maniera attiva...).
Finisco col dire che nello studio di portafoglio la volatilità e’ solo una delle varie misure del potenziale rischio, alla quale l’attento consulente finanziario affianchera’ lo studio del var, dell’indice di Sharpe, del maximum drawdown, del recovery period, ecc...
Non lo fa?...Chiedetevi come mai......e poi magari cambiate anche consulente finanziario: oggi, piu’ che mai, non ci si improvvisa sui risparmi altrui...!!!
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