Alla spasmodica ricerca del rendimento
Alla ricerca delle alternative di performance azionaria e di reddito obbligazionario in un’europa che sui titoli di stato a breve termine remunera ad un tasso netto pari circa allo zero.
A fine 2008 i fondi obbligazionari investiti nei mercati emergenti non arrivavano a 10 miliardi di euro, mentre oggi siamo arrivati a circa dieci volte di piu’ (una esplosione degli assets virra’ ben dire qualcosa…).
Ma un conto è un titolo obbligazionario governativo area euro in termini di ritorni e di volatilità, ed un conto sono le obbligazioni dei mercati emergenti, questo lo si dovrebbe capire…
Ormai, relativamente ai pesi degli indici emerging markets, una presenza rilevante è quella dei mercati asiatici, in primis la Cina, quindi una zona del mondo oggi entrata nel turbinio della guerra dei dazi con gli Usa.
Anche nella diversificazione del comparto obbligazionario, oltre alle prospettive di rendimento, bisognerebbe saper dosare la volatilità prospettica ed il potenziale Value at risk (var) che questa tipologia di investimento puo’ generare e, quindi, anche il loro maggior orizzonte temporale necessario.
Il consulente finanziario ha reso edotto il cliente che la volatilità è strettamente legata ai rendimenti del portafoglio nel bene e nel male, e sia nel breve che nel lungo termine?
Una volatilità troppo alta nel breve termine potrebbe risultare dannosa (potrebbe), come lo sarebbe invece sicuramente una volatilita’ troppo bassa in un orizzonte temporale di lungo termine!
La profilatura Mifid, se fatta con attenzione e scrupolo, in casi di aumentata volatilità è stata rifatta perchè magari non più consona? O sono state riviste certe scelte?
Comunque la parola d’ordine è: selezione a monte nella scelta delle percentuali e dei comparti da parte del consulente finanziario ed a valle all’interno dei prodotti da parte dei gestori dei fondi/sicav/gestioni/unit.
I titoli e le valute dei paesi emergenti (nel caso si fossero scelti comparti non coperti dal rischio cambio) sono un universo di paesi simili ma contemporaneamente diversi tra loro, a volte anche con ritorni decisamente divergenti, quindi, puntare su un unico mercato o addirittura emissione potrebbe risultare molto profittevole come invece un totale fallimento.
Le scelte finanziarie dovrebbero essere sempre coerenti con il proprio profilo di rischio, obiettivi di vita e situazione economico-reddituale-patrimoniale.
Detenere il 20% del proprio portafoglio in un singolo titolo obbligazionario (magari anche “esotico”), solo perchè magari paga una buona cedola nominale suona più come una puntata al casinò che come una scelta dettata da personali esigenze di pianificazione finanziaria.
In primis, quindi, diversificare e decorrelare con buoni prodotti di risparmio gestito ed in seconda battuta scegliere la giusta proporzionedi mercati emergenti (azionari ed obbligazionari) che non vadano a ledere il var concordato di portafoglio (massima correzione accettabile dal cliente).
In terza battuta ricordarsi sempre che ogni scelta di investimento va sempre ponderata con un corretto orizzonte temporale.
In queste aree, in futuro, le crescite economiche sono attese in misure importanti e, quindi, rappresentano veramente una opportunità nel medio lungo termine, magari da cogliere spalmando nel tempo gli acquisti anche attraverso un piano di versamenti programmati in grado di sfruttare le momentanee correzioni.
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