Uscire dai mercati dopo una correzione...

Mi rifaccio al mio precedente articolo, dove parlavo dell’investitore che “stava a guardare” e si perdeva i recuperi di inizio 2019, o perché fuori dai mercati da tempo o perché, temo, uscito a fine 2018, mal consigliato o non consigliato...
Un po’ per il cambio di politica monetaria della Fed, un po’ per il miglior clima commerciale tra Usa e Cina e un po’ (forse più di un po’…) perché molte asset classes, a detta degli analisti, risultavano troppo penalizzate in riferimento alle loro valutazioni di mercato.
Oggi siamo ai primi di marzo, quindi, possiamo comodamente parlare di un recovery period di soli due mesi…recovery period che, però, non rappresenta ancora il totale recupero delle scorse correzioni, anche se, per certe asset classes, come vedremo, questo non è per niente lontano!
A tale riguardo, per essere più precisi, alla data del 15 febbraio scorso, da una relazione-studio di Bloomberg, risultavano queste percentuali di recupero rispetto alle correzioni del quarto trimestre 2018:
- azionario America: 77%
- obbligazionario Paesi emergenti: 68%
- obbligazionario high yield: 59%
- obbligazionario corporate: 57%
- yen giapponese: 46%
- petrolio: 44%
- obbligazionario governativo America: 16%
- obbligazionario governativo Germania: -14%
- oro: -25%
Le ultime due asset classes, come si può vedere, si sono comportate in maniera diametralmente opposta, ennesima riprova che il diversificare decorrelando è sempre più operazione vitale per contenere le volatilità dei portafogli dei clienti.
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