Spread e banche italiane

La rapidissima simultaneita’ della risposta dei mercati alla situazione delle nostre finanze pubbliche mette l’accento sull’immenso lavoro di ristrutturazione del debito che andra’ iniziato dal nuovo governo.
Il nostro primo problema e’ il livello di indebitamento: siamo a circa il 130% del nostro pil, vicini al limite della solvibilita’, ed infatti non abbiamo di certo un rating paese ridondante di A...
Ogni minimo segnale di un eventuale avvicinamento al rischio insolvenza mette in allarme gli investitori e fa lievitare i nostri tassi rispetto a quelli germanici.
Poi c’e’ il discorso delle vendite sui titoli bancari, e penso sia dovuto al fatto che il prestatore di ultima istanza (ed eventuale "salvatore") sia ancora lo stato italiano, che ha la facolta’ (e dovrebbe avere anche i mezzi...) per ricapitalizzare il settore eventualmente in debacle.
Ma il problema che lega ancora di piu’ le due realta’, banche e stato, e’ quello che, da decenni, le nostre banche detengono una enorme quantita’ di emissioni governative italiane, quindi, risultano legate a filo doppio alle sorti dello stato.
Quindi, quando aumenta lo spread, scende il prezzo dei bonds italia ed il listino azionario bancario italiano scende maggiormente dell’indice generale FTSE Mib Italia.
Maggiori titoli pubblici nel bilancio della banca e maggiori le correzioni di borsa (quindi si presume anche il contrario, in caso di riduzione dello spread...).
La crisi di uno stato si puo’ ripercuotere a cascata sul sistema bancario e, quindi, sul risparmio (ecco perche’ bisogna sempre diversificare in maniera intelligente...) e sul credito alle imprese.
Bisogna prendere atto che determinati ratios bancari come il Core Tier 1 non sono mere misure accademiche ma sono coadiuvanti per conoscere a chi affidiamo le nostre disponibilita’ liquide, e non.
Il Bail In copre i saldi di conto corrente fino a 100.000 €, ma cosa potrebbe succedere in caso di crisi bancaria sistemica ed allargata a piu’ gruppi creditizi?
Chi rischia sono sempre i soliti, chi detiene sul conto cifre esuberanti (e ce ne sono tanti...che nel tempo oltretutto vengono erose dall’inflazione) e chi si lascia "imbottire" di titoli obbligazionari ed azionari, (magari, guarda caso, della banca stessa...) quando invece un portafoglio ben costruito, monitorato e gestito di fondi e sicav, attinente al proprio profilo di rischio ed ai propri obiettivi, potrebbe risolvere la totalita’ dei rischi di cui ho appena discusso.
Ricordo che i fondi comuni e le sicav, grazie alla separatezza patrimoniale rispetto al patrimonio della banca, sono protetti dal rischio default e lo saranno sempre, a differenza di molti strumenti di risparmio amministrato (singole obbligazioni ed azioni).
Semmai il loro rischio, se vogliamo ancora chiamarlo cosi’, dipendera’ dall’andamento e dalla volatilita’ del mercato sottostante in cui investono e dalle capacita’ di chi li gestisce.
Un buon consulente finanziario aiutera’ a mitigare e a ridurre questo tipo di "rischio" costruendo soluzioni ottimizzate e a volatilita’ a misura del singolo cliente.
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