L'orizzonte temporale e l'orizzonte disponibile
Faccio un esempio perché tra il dire ed il fare c'è di mezzo...il fare.
Supponiamo una certa disponibilità liquida che non ci sarà necessaria per un lungo intervallo di tempo...non esageriamo...8 anni.
Può essere definito questo il nostro orizzonte temporale per quella cifra? Non è proprio così...
Supponiamo che dopo un anno, avendo esplicitato al consulente un otto anni di orizzonte temporale, la volatilità dell'investimento sottostante abbia provocato una perdita potenziale (potenziale in quanto non ancora consolidata) del 10%.
A questo punto il cliente può reagire in due modi, che sono di fatto spiegati proprio dalla misura dell'orizzonte temporale....troveremo casi di chi non esita a liquidare la posizione (si ma allora...) per passare a qualcosa di meno rischioso, meno volatile.
Ebbene, questo cliente ha un orizzonte temporale molto inferiore all'orizzonte di disponibilità dichiarato di 8 anni...capite la differenza?
Altri potrebbero giustamente rimanere investiti perché consapevoli della volatilità dell'investimento effettuato e degli obiettivi finanziari dichiarati in precedenza.
Questi due investitori avranno quindi due diversi orizzonti temporali, lunghi più o meno quanto è l'intervallo di tempo che lasceranno passare fino alla prossima valutazione di portafoglio in base alla quale decideranno se tenere o cambiare la tipologia di investimento.
Quindi, oltre all'orizzonte temporale, per poter prendere delle decisioni più consapevoli, l'analisi dovrà essere effettuata con l'ausilio di misure del rischio quali il Var, la volatilità, il maximum drawdown, ecc.
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