La politica dei dazi americana...
Trump ha annunciato che ci sarebbero state restrizioni ma negoziate, differenza sostanziale.
Una eventuale guerra commerciale non puo' non provocare un rallentamento del commercio mondiale, al quale e' legata la crescita ovviamente.
I principali modelli econometrici sia dell'economia internazionale che delle maggiori economie nazionali hanno come principale variabile esogena proprio le esportazioni mondiali e/o nazionali.
In America l'high tech, la manifattura innovativa e la finanza sono decisamente contrarie ad una guerra commerciale: molto probabilmente le misure specifiche saranno temporanee e mirate alle aree dove i costi produttivi sono molto piu' bassi di quelli americani.
Ma chi sarebbe messo meglio in caso di guerra commerciale attivata dall'America?
I mercati emergenti sicuramente, essendo meno dipendenti dall'economia globale in quanto meno esposti al commercio internazionale ed alla globalizzazione.
Hanno una popolazione giovane, in crescita ed una classe media in ascesa, inoltre l'export dei paesi emergenti non va oltre un terzo dei loro pil.
Parecchi paesi in via di sviluppo stanno attraversando una fase dove sembrano piu' sospinti dai consumi e dai servizi interni e meno dipendenti dal commercio mondiale.
La Cina per esempio ha intrapreso la strada della trasformazione da economia votata all'esportazione ad una economia piu' incline ai consumi e servizi interni: esistono alcuni comparti di risparmio gestito che hanno colto questo importante trend cinese e stanno avendo ottimi risultati negli ultimi anni.
La parola d'ordine e' comunque sempre la stessa: diversificare e decorrelare gli assets il piu' possibile, onde evitare di trovarsi sovraesposti su un particolare settore/mercato/area geografica/emittente.
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