In the name of Powell...

La Fed ha riconosciuto che l’economia Usa ha iniziato l’anno con un dinamismo superiore a quello previsto ed ha innalzato la sua stima al 2,7%, due decimi in più rispetto allo scenario macroeconomico delineato a dicembre. Sale al 2,4% la stima di crescita per il 2019.
Jerome Powell ha giustificato la revisione al rialzo con gli effetti derivanti dagli stimoli fiscali approvati da Trump, alla rinnovata fiducia degli operatori economico-finanziari ed alla presenza di condizioni finanziarie molto accomodanti. Viene pronosticato anche un aumento dell’inflazione nei prossimi mesi che, tuttavia, non dovrebbe superare il "target inflation" fissato dalla Banca centrale americana al 2%.
Il buon ritmo dell’economia è alla base delle nuove indicazioni, che adesso si spostano verso un’accelerazione del processo di normalizzazione dei tassi d’interesse. La quasi totalita’dei membri del Fomc opta per un range di fine anno compreso tra il 2% ed il 2,5%. Il nuovo esecutivo lascia la porta aperta quindi a tre nuovi potenziali rialzi dei tassi nel 2018.
La Banca centrale americana prevede che nel 2020 i tassi d’interesse si posizioneranno al 2,5%. Powell ha tenuto a precisare che tali stime saranno oggetto di revisione in funzione dell’andamento complessivo dell’economia interna, ed ha affermato che ‘il ritmo del rialzo del costo del denaro resterà legato ai miglioramenti o peggioramenti registrati dalla variazione del Pil’. Il primo discorso del neo governatore è stato completamente improntato alla prudenza, tanto essere riuscito a minimizzare l’impatto della politica commerciale dei dazi voluta da Trump, cosa che forse non veniva sottovalutata dalla Yellen....
Powell ha posto l’accento sugli effetti positivi che avrà la politica fiscale espansiva approvata dal nuovo esecutivo. Gli stimoli alla domanda dovrebbero tradursi in una spinta positiva anche sul versante dell’offerta. ‘Le imprese aumenteranno gli investimenti e assisteremo a un incremento della produttività del paese’, ha sostenuto il governatore, ‘anche se tali effetti tarderanno a materializzarsi’.
Indubbio l’effetto dei nuovi dazi e di un graduale e contenuto rialzo dei tassi: un vero e proprio mix per arginare l’avanzata asiatica e sostenere i listini azionari nazionali...yes they can!
Articolo del: